La ricezione attraverso i secoli
Ovidio ha esercitato una suggestione profonda sulla cultura europea.
Il Medioevo ne ha apprezzato il simbolismo e la fantasia immaginativa, ed Ovidio è stato letto in chiave allegorica. Dante lo pone tra i grandi poeti e si ispira a lui per le pene dei dannati, spesso basate sulla trasformazione dei corpi. Petrarca si è ispirato ad Ovidio ed al mito di Apollo e Dafne, giocando sull'ambiguità Laura/alloro.
L'epoca dell'Umanesimo-Rinascimento si è ispirata moltissimo ad Ovidio sia nella letteratura che nell'arte. Poliziano verso la fine del Quattrocento scrive la Favola di Orfeo ispirata a un episodio delle Metamorfosi; Ariosto si ispirò ad Ovidio per la struttura concatenata degli episodi dell'Orlando furioso. Tra i tanti pittori di quest'epoca che si sono ispirati ad episodi delle Metamorfosi ricordiamo Leonardo da Vinci, il Parmigianino, il Correggio, Tiziano, Gerolamo Romanino.
Anche nel Seicento continua la fortuna di Ovidio: la cultura barocca ammira la grande fantasia di Ovidio ed esalta il senso del movimento e del divenire. Giambattista Marino scrive l'Adone, ispirato agli amori di Adone e Venere; il Bernini raffigura il mito di Apollo e Dafne in una celebre scultura. In Inghilterra Shakespeare si è ispirato ad Ovidio in Sogno di una notte di mezza estate e soprattutto in Romeo e Giulietta, che è il rifacimento in chiave moderna del mito di Piramo e Tisbe.
Le Metamorfosi furono poi riscoperte ed apprezzate nell'epoca del Decadentismo in particolare da Gabriele D'Annunzio; ad esempio nella celebre La pioggia nel pineto assistiamo ad una sorta di trasformazione in piante dei due personaggi; Oscar Wilde ne Il ritratto di Dorian Gray (1891) si è chiaramente ispirato al mito di Narciso.
Montale nella raccolta Le occasioni ha chiamato la donna amata col nome di Clizia, personaggio di uno dei miti ovidiani; Franz Kafka in La metamorfosi (1916) riprende anche nel titolo Ovidio, narrando la storia di un uomo che si trasforma in scarafaggio; infine Cesare Pavese in Dialoghi con Leucò (1947), ha creato dei dialoghi filosofici che hanno come protagonisti personaggi del mito classico e spesso fa riferimento ad episodi di metamorfosi.