Scuolanostra
italiano classe quinta

IL TEATRO di LUIGI PIRANDELLO

Comprende 43 commedie raccolte sotto il titolo di "Maschere nude" e scritte tra il 1916 e il 1936.

Temi caratteristici del teatro pirandelliano:

  1. l'uomo-maschera (differenza tra ciò che è e ciò che appare, la vita come recita)

  2. Il gioco delle parti ( la società impone dei ruoli agli individui; ma spesso i ruoli vengono scambiati)

  3. la doppia verità (quella creduta e riconosciuta dalla società e quella più profonda)

  4. l'umorismo e il ragionamento come strumenti per svelare le finzioni

Innovazioni del teatro pirandelliano:

  1. Visione dialettica del reale. A una realtà oggettiva propria del teatro classico sostituisce avvenimenti suscettibili di diverse interpretazioni secondo i differenti punti di vista

  2. teatro delle idee più che teatro spettacolo: occasione e spunto di dibattito su aspetti della cultura e della società contemporanee (v. Bertold Brecht)

  3. "metateatro" cioè teatro nel teatro, teatro che rappresenta se stesso mettendo in evidenza i contrasti tra realtà accaduta e rappresentazione, tra attore e personaggio, tra attori e regista ecc.(Es Sei personaggi in cerca d'autore)

  4. rottura della quarta parete: l'azione parte spesso dalla platea, gli attori si mescolano col pubblico.

        Le fasi del teatro pirandelliano:

      a.       PRIMA FASE: testi di ambientazione siciliana, a volte anche in dialetto
             Lumie di Sicilia (1914) ; Liolà (1915); La giara

     
b.      SECONDA FASE: svuotamento del dramma borghese- commedia del grottesco
              Così è (se vi pare) (1917) ;Il piacere dell'onestà (1917); Il giuoco delle parti (1918).

       c. TERZA FASE : metateatro (teatro che rappresenta se stesso)
           Sei personaggi in cerca d'autore (1921); Enrico IV (1922); Questa sera si recita a soggetto (1929)

       d. QUARTA FASE: teatro mitico-simbolico
          La nuova colonia (1928; Lazzaro (1929) ; I giganti della montagna (1930)
           
Il giuoco delle parti (1918)
La commedia è tratta da una novella del 1913 : Quando si è capito il giuoco; è rappresentativa di quella fase del teatro pirandelliano in cui l'autore riprende i temi tipici della commedia borghese ( i rapporti di coppia, i tradimenti, il rispetto delle norme di decoro e di moralità ecc.) ma svuotandone e stravolgendone il significato.
Leone Gala vive separato dalla moglie Silia ma non è una separazione ufficiale; per salvare le apparenze si riserva per sè una mezz'ora al giorno di visita ufficiale alla moglie; questa ha un amante che è Guido Venanzi.  Leone, ormai estraneo e indifferente alla relazione tra i due amanti,si rifugia nella filosofia e in un attegiamento cinico verso tutti.
Silia non sopporta più il disprezzo del marito e vorrebbe eliminarlo, ne parla con Guido ma questi rifiuta l'idea di rendersi complice di un delitto.
L'occasione si presenta a Silia quando questa viene offesa da due signori ubriachi che la scambiano per Pepita, la prostituta spagnola che abita nello stesso palazzo. Silia chiede al marito di sfidare a duello l'offensore per vendicare il suo onore; sa infatti che si tratta di un famoso spadaccino. Il marito manda formale sfida a duello, ma quando giunge  il momento fissato  si rifiuta di andare e  sostiene che  come a lui  spetta nella vita il ruolo di marito di facciata, così nella lite il suo compito è solo quello di mandare la sfida ma dovrà  essere Guido ad  affrontare il duello.
Guido si vedrà costretto ad assumersi questo compito ma come era prevedibile verrà ucciso ; sarà così Leone ad avere  la sua vendetta  sul rivale, ma non ne gode, consapevole della situazione dolorosa in cui comunque si trova.

ENRICO IV  

Il dramma, rappresentato per la prima volta nel 1922,esprime alcuni temi tipici del teatro pirandelliano: la difficoltà dell'individuo di collocarsi nella società e nella vita, la solitudine  e l'incomunicabilità, la ricerca di una fuga dalla realtà in un mondo irreale o nella pazzia.  

LA TRAMA. Durante una festa mascherata dell'alta società a cui appartiene, il protagonista, Enrico, ha assunto le vesti di Enrico IV, imperatore del Medioevo. Caduto da cavallo, ha battuto la testa ed è diventato pazzo, credendo di essere veramente Enrico IV. E' vissuto per dodici anni in questa pazzia, assecondato dai familiari e dai servi che fingono di essere suoi cortigiani e vestono costumi del secolo XI.

Il sipario si apre venti anni dopo l'incidente; da otto anni ormai Enrico non è più pazzo, e tuttavia continua a fingersi tale e a recitare la parte di Enrico IV  per la delusione di essersi ritrovato ormai vecchio, escluso dalla vita, isolato da tutti. Infatti Matilde, la donna un tempo da lui amata, è diventata ora l'amante del suo ex rivale  Tito Belcredi; la sorella è morta: Enrico si ritrova solo. Un nipote, che è medico, il dott. Carlo Di Nolli, per farlo rinsavire, pensa di farlo incontrare con Matilde e con la figlia di questa, Frida, vestita com'era la madre 20 anni prima, per provocargli lo choc che possa farlo tornare in sè. Ma l'effetto è ben diverso: l'incontro con le due donne ridesta in Enrico l'antica passione ed insieme il desiderio di vendetta, e la coscienza di non poter più ritornare alla vita di un tempo. Enrico uccide il rivale Belcredi (che, come si scopre, è stato anche la causa della caduta da cavallo di vent'anni prima) ; poi torna nuovamente a fingersi pazzo, per sempre, non solo per una scelta di vita, ma anche per non essere incolpato dell'omicidio commesso.

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