Scuolanostra

latino classe quinta

Svetonio. De vita Caesarum

l.II  (Abitudini di Augusto)

  

72. Habitavit primo iuxta Romanum Forum supra Scalas anularias, in domo quae Calvi oratoris fuerat; postea in Palatio, sed nihilo minus aedibus modicis Hortensianis, et neque laxitate neque cultu conspicuis, ut in quibus porticus breves essent Albanarum columnarum et sine marmore ullo aut insigni pavimento conclavia. Ac per annos amplius quadraginta eodem cubiculo hieme et aestate mansit, quamvis parum salubrem valitudini suae urbem hieme experiretur (...)

73. Instrumenti eius et supellectilis parsimonia apparet etiam nunc residuis lectis atque mensis, quorum pleraque vix privatae elegantiae sint. Ne toro quidem cubuisse aiunt nisi humili et modice instrato. Veste non temere alia quam domestica usus est, ab sorore et uxore et filia neptibusque confecta; togis neque restrictis neque fusis, clavo nec lato nec angusto, calciamentis altiusculis, ut procerior quam erat videretur. Et forensia autem et calceos numquam non intra cubiculum habuit ad subitos repentinosque casus parata.


74. Convivabatur assidue nec umquam nisi recta, non sine magno ordinum hominumque dilectu. Valerius Messala tradit, neminem umquam libertinorum adhibitum ab eo cenae excepto Mena, sed asserto in ingenuitatem post proditam Sexti Pompei classem. Ipse scribit, invitasse se quendam, in cuius villa maneret, qui speculator suus olim fuisset. Convivia nonnumquam et serius inibat et maturius relinquebat, cum convivae et cenare inciperent, prius quam ille discumberet, et permanerent digresso eo. Cenam ternis ferculis aut cum abundantissime senis praebebat, ut non nimio sumptu, ita summa comitate.



72. ( Augusto) abitò dapprima vicino al Foro romano, sopra le Scale Anularie, nella casa che era stata dell'oratore Calvo; poi sul Palatino, ma nondimeno in edifici modesti che erano stati di Ortensio e non particolarmente notevoli nè per grandezza nè per lusso, nei quali vi erano brevi portici con colonne dei colli Albani, senza nessun marmo nè pavimenti di valore. E per più di quaranta anni rimase nella stessa camera da letto in  estate ed inverno, benchè trovasse poco confacente alla sua salute la città durante i mesi invernali.

73. La modestia degli arredi e delle suppellettili si mostra ancor oggi nei letti e nelle tavole che restano, la maggior parte dei quali sono di un'eleganza appena da privato cittadino. Dicono che non si sdraiasse su un triclinio che non fosse umile e rivestito in modo modesto. Raramente fece uso di una veste che non fosse fatta in casa e confezionata dalla moglie o dalla sorella o dalla figlia o dalle nipoti; portò toghe nè troppo strette nè troppo larghe, calzature piuttosto elevate, per sembrare un po' più alto di statura di quanto era. Tenne spesso le vesti per uscire e le calzature nella stanza da letto, in modo da essere pronto per le necessità improvvise ed impreviste.

74. Banchettava frequentemente e mai senza una cena ben preparata e una scelta accurata delle persone e del loro ceto sociale. Valerio Messalla tramanda che nessuno dei suoi liberti fu da lui mai invitato a cena, eccetto Mena, ma dopo che era stato riconosciuto come libero cittadino per aver consegnato la flotta di Sesto Pompeo. Lo stesso Augusto scrive che invitò un tale, nella cui villa aveva soggiornato e che un tempo era stato sua guardia del corpo.Talvolta andava al banchetto piuttosto tardi e se ne andava abbastanza presto, mentre i convitati cominciavano a mangiare prima che egli giungesse e restavano ancora dopo la sua partenza. Offriva di solito una cena con tre portate, o sei nelle grandi occasioni, ma così come non mostrava grande lusso, mostrava però grandissima cordialità.
(traduzione di Giuseppe Mosconi)

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