Scuolanostra

latino classe terza

TERENZIO
UN FIGLIO INCOMPRESO

(Il punitore di se stesso, II, 215-229)

Quam iniqui sunt patres in omnis adulescentis iudices!
qui aequom esse censent nos a pueris ilico nasci senes
neque illarum adfinis esse rerum quas fert adulescentia.
ex s<ua> lubidine moderantur nunc quae est, non quae olim fuit.
mihin si umquam filius erit, ne ille facili me utetur patre;
       220nam et cognoscendi et ignoscendi dabitur peccati locus:
non ut meus, qui mihi per alium ostendit s<ua>m sententiam.
perii! is mi, ubi adbibit plus paullo, sua quae narrat facinora!
nunc ait "periclum ex aliis facito tibi quod ex usu siet":
astutu'. ne ille haud scit quam mihi nunc surdo narret fabulam.
       225mage nunc me amicae dicta stimulant "da mihi" atque "adfer mihi":
quoi quod respondeam nil habeo; neque me quisquamst miserior.
nam hic Clinia, etsi is quoque suarum rerum satagit, attamen
habet bene et pudice eductam, ignaram artis meretriciae.
meast potens procax magnifica sumptuosa nobilis.
       230tum quod dem [<ei>] "recte" est; nam nil esse mihi religiost dicere.
hoc ego mali non pridem inveni neque etiamdum scit pater.

CLITIFONE

       Come sono sempre ingiusti i padri a giudicare i loro figli! Secondo loro noi ragazzi do­vremmo essere già vecchi fin dalla nascita e non dovremmo avere il gusto della vita che è proprio della nostra età. Ci impongono la loro mentalità: quella di ora, non quella di un tempo. Se mai avrò un figlio, in me troverà certo un padre comprensivo: gli darò la possibilità di confidarsi e perdonerò i suoi errori. Non come mio padre, che mi fa capire come la pensa sentenziando sulle faccende altrui (1). Povero me! Lui, quando ha bevuto un bicchiere di troppo, me ne racconta delle belle sul suo passato! Ma a me oggi viene a dire: «Fa' tesoro dell'esperienza altrui, usala a vantaggio della tua vita». Furbo! Ma non immagina che io neppure lo ascolto: tutte storie! Sono le parole della mia bella che mi rodono: «Dammi!», «Portami!». E io non so cosa risponderle: nessuno è più disperato di me! Neanche Clinia, nonostante tutti i suoi problemi: perché lui ama una ragazza di sani principi, ingenua, che ignora del tutto le arti di quelle che fanno il mestiere; la mia è prepotente, provocante, altera, le piace spendere, darsi delle arie. E io non posso darle altro che i soliti «Va bene, d'accordo», perché mi vergogno di dirle che non ho un soldo. Che guaio! Me lo sono tirato addosso da poco e mio padre non ne sa ancora nulla.

(trad. di G. Gazzola)

  (1)Nella scena precedente Cremete aveva ammonito Clitifone prendendo spunto dalle vicende del giovane amico Clinia.

 

QUESTIONARIO

1.     Quali furono i rapporti di Terenzio con Scipione Emiliano?

2.     Quale innovazione portò Terenzio nei prologhi delle commedie?

3.     Per quali aspetti i personaggi di Terenzio sono diversi da quelli di Plauto?

4.     Perchè Terenzio è tanto interessato al problema del rapporto tra padri e figli?

5.     Spiega il significato della famosa frase “Homo sum : humani nihil a me alienum puto”?

6.     Perchè Menedemo, il protagonista della commedia “Il punitore di se stesso”, vuole autopunirsi?

7.     Qual è stata la causa del contrasto tra Menedemo e Clinia?

8.     Anche Clitifone si sente incompreso dal padre Cremete: perché?

9.     Perchè Clitifone nel suo monologo ammette che Clinia è in una situazione migliore della sua?