Scuolanostra
latino classe terza
TERENZIO Il punitore di se stesso
Personaggi
Menedemo: vecchio padre di Clinia. Egli, dopo aver convinto il figlio
ad arruolarsi e partire militare in Asia, si strugge e si punisce
lavorando nel suo orto.
• Cremete: vicino di casa di Menedemo.
• Clitifone: figlio di Cremete, intrattiene una relazione sessuale con una prostituta, Bacchide.
• Bacchide: prostituta ricca e sfacciata, amante di Clitifone.
• Antifilia: amata da Clinia, si rivelerà figlia di Cremete.
• Clinia: figlio di Menedemo, si nasconde a casa di Cremete perché convinto che il padre sia adirato con lui.
• Siro: servo di Clitifone.
• Dromone: servo di Clinia.
• Sostrata: moglie di Cremete, riconoscerà in Antifilia la figlia che aveva abbandonato alla nascita.
• Frigia: serva di Bacchide.
• Cantara: nutrice di Sostrata.
Prologo
In questo prologo il poeta, che parla in terza persona, si difende
dall'accusa di eccessiva contaminatio. Inoltre dirà che "in hac
(fabula) est pura oratio", cioè che la sua commedia nasce non per
divertire il pubblico con corse, azioni spettacolari o altro: c'è solo
dialogo, e per questo il pubblico dovrà sforzarsi a capire ciò che i
protagonisti vogliono comunicare, ponendosi come giudici imparziali di
un'opera giudicata buona dallo stesso Terenzio.
AttoI
Cremete si avvicina a Menedemo e gli chiede per quale ragione, benché
possieda molti servi, si sforzi a lavorare con foga il suo campo. Alla
risposta seccata di Menedemo, Cremete riassume, con una frase simbolo,
tutti gli ideali di Terenzio homo sum, humani nihil a me alienum puto.
Ovvero: Sono uomo, nulla di ciò che riguardagli umani mi è estraneo. A
questo punto Menedemo si sfoga col suo vicino: egli ha fatto voto di
lavorare il suo campo finché il figlio Clinia, partito per fare il
militare in Asia, non tornerà a casa. Cremete invita il vecchio
Menedemo a casa sua per festeggiare le Dionisiache, ma questi rifiuta.
Mentre Cremete torna a casa, scopre che Clinia, figlio di Menedemo, è
nascosto in casa sua dal figlio Clitifone.
Atto II
Dopo un abbondante monologo contro la cattiveria dei padri, Clitifone
si dirige dall'amico Clinia. Intanto i due servi dei giovani conducono
a casa di Cremete Bacchide, prostituta amata da Clitifone, e Antifilia,
amica di Clinia. Il ragazzo scopre che la giovane lo ama ma, su
consiglio del servo Siro, si fingerà innamorato di Bacchide, in modo da
riuscire ad ingannare il vecchio Cremete ed estorcergli 10 mine,
compenso che la prostituta pretende per compiere come si deve quella
farsa.
Atto III
Cremete confessa tutto a Menedemo: Clinia è vivo e al sicuro in casa
sua. Mentre torna alla sua proprietà, Cremete trova il figlio
Clitifone, che egli aveva visto amoreggiare con Bacchide. Lo
rimprovera: non rispetta l'amico Clinia, che Cremete crede innamorato
della prostituta. Siro, che aveva consigliato a Clitifone di tener a
freno la sua libido, sente che il suo piano per spillar soldi al
vecchio sta lentamente scemando. Improvvisamente si sentono dei forti
rumori dalla casa di Cremete.
Atto IV
Sostrata, moglie di Cremete, riconosce in Antifilia, l'innamorata
di Clinia, la figlia che ella aveva abbandonato alla nascita. Il piano
di Siro è rovinato, sennonché Menedemo, che ha ritrovato il figlio,
sembra disposto a fornire a Clinia ogni cosa egli voglia, anche le
famose dieci mine per la meretrice. Cremete fa presente a Menedemo che
ciò sarebbe abbastanza inopportuno: non si devono viziare i figli,
anche se appena tornati da una campagna militare.
Atto V
Scioglimento della vicenda: Menedemo scopre che l'innamorata di Clinia
è in realtà Antifilia e Cremete ormai l'accetta come figlia, ma non
vuole ancora darla in sposa per non dover così sborsare la dote.
Menedemo lo convince, e Cremete sborsa anche i soldi per la prostituta
Bacchide, e perdona l'astuto servo Siro. Tuttavia Cremete ha ancora
delle faccende in sospeso con il figlio Clitifone: egli per ottenere il
perdono del padre deve lasciare Bacchide. Clitifone accetta e si
dichiara pronto a sposare una ragazza di buona famiglia a piacimento
del padre e della madre.
Ricezione:
Il titolo dell'opera è stato ripreso da Guido Gozzano, del movimento
crepuscolare nella sua poesia "Totò Merumeni" e prima ancora da
Baudelaire, che lo usa come titolo del componimento LXXXIII delle "Les
fleurs du mal".